EDITREAL: Gesualdo Bufalino e la “lettera” indecifrabile
Quando le testimonianze di un mondo antico commuovono il lettore.
Internet, ma in questo caso dovrei scrivere Facebook, se ben utilizzato, può diventare una preziosa miniera non solo di informazioni, ma anche di emozioni.
Giusto un anno fa – il 31 gennaio 2021 – “ho postato questo post” (scusate il bisticcio di parole), sul mio profilo personale, e, dato che non tutti conoscevano questa storia, ho deciso di creare un articolo che la contenesse.
“Metti mai che sfugga a qualcuno”, mi sono detta…
GESUALDO BUFALINO: CHI ERA?

Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996) è stato uno scrittore, poeta e aforista italiano.
Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996) è stato uno scrittore, poeta e aforista italiano.Per gran parte della vita insegnante, si è rivelato tardivamente, nel 1981, all’età di 61 anni, con il romanzo Diceria dell’untore, grazie all’incoraggiamento di Leonardo Sciascia ed Elvira Sellerio; l’opera gli valse nello stesso anno il prestigioso Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Si rese famoso per il suo stile ricercato, ricco e in alcuni casi “anticheggiante”, nonché per la sua abilità linguistica e la vasta cultura. Amico di Leonardo Sciascia, trascorse la maggior parte della sua vita a Comiso, mantenendo un’esistenza ritirata e discreta.
“LA LUCE E IL TUTTO”
Questa è una lettera. #gesualdobufalino
Il 2 novembre 1973 una donna siciliana inviò una lettera al marito emigrato in Germania. Si tratta di una lettera molto particolare.
La donna infatti, essendo analfabeta, decise di non rivolgersi a uno scrivano di professione né a un conoscente che fosse in grado di aiutarla. Come mostra la foto qui sotto la donna si affidò a una serie di disegni per comunicare con il marito.
Qualche anno dopo, la lettera finì nelle mani di Gesualdo Bufalino che, in La luce e il tutto (pubblicato da Sellerio nel 1996), ne offre una bellissima interpretazione/traduzione.
Eccola.
LA LETTERA
«Amore mio caro,
il mio cuore è trafitto dal tuo pensiero lontano, e ti tendo le braccia insieme ai tre figli. Tutti in buona salute, io e i due grandicelli, indisposto, ma non gravemente, il piccino.
La precedente lettera che t’ho spedito non ha ricevuto risposta e ne soffro. Tua madre, colpita da un male, si trova in ospedale, dove mi reco a trovarla.
Non temere che ci vada a mani vuote; né sola, dando esca a malelingue: m’accompagna il figlio mezzano, mentre il maggiore rimane a guardare il minore.
Il nostro poderetto, ho provveduto che fosse arato e seminato.
Ai due “giornalieri” ho dato 150.000 lire. Si son fatte le elezioni per il Comune. Ho votato Democrazia Cristiana, come il parroco m’ha suggerito. Per la Falce e Martello la sconfitta è stata grande: come fossero morti, in un cataletto.
Ma che vincano gli uni o gli altri, è tutt’una. Nulla cambia per noi poveretti: abbiamo zappato ieri, zapperemo ancora domani. Molte ulive quest’anno, dai nostri ulivi.
L’uomo e i due ragazzi che ho assunto, l’uno per bacchiarle, gli altri per raccoglierle a terra, mi sono costati 27.000 lire. Altre 12.000 lire le ho spese per il frantoio.
Ne ho ricavato tant’olio da riempire una giara grande e una piccola. Posso ricavarne il prezzo corrente che è di 1.300 lire al litro.
Amore lontano,
il mio cuore ti pensa. Ora, soprattutto, che viene Natale e vorrei essere insieme a te, cuore a cuore.
Un abbraccio, dunque, da me e dai tre figliolini.
Arrivederci, amore caro, il mio cuore è tuo e ti sono fedele, unita a te come i nostri due anelli.»

La lettera di una donna analfabeta, indirizzata al marito emigrato per lavoro in Germania e “tradotta” da Gesualdo Bufalino.
Michela Tanfoglio
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